SOGGETTI VULNERABILI E DIRITTI FONDAMENTALI – LA VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE. I RISULTATI DI UN’IMPORTANTE RICERCA DI CAMMINO – CAMERA NAZIONALE AVVOCATI PER LA FAMIGLIA E I MINORENNI

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di Maria Giovanna Ruo 
Cammino-Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni, il 23 maggio 2014 ha organizzato a Torino una giornata di riflessione e ricerca sul tema “Soggetti vulnerabili, diritti fondamentali. La violenza domestica e di genere”, che verrà indagato da diverse prospettive: sociologica, psicologica, psichiatrica e giuridica con l’apporto di importanti professionalità. Le nostre domande sul fenomeno della violenza. Nel corso della giornata verrà presentate la ricerca promossa da Cammino su territorio nazionale nelle sue 48 sedi con un questionario volto ad indagare il numero oscuro delle vittime di violenza domestica e di genere e i meccanismi che vi sottendono. Come avvocati delle relazioni familiari (separazioni, divorzi, affidamento e mantenimento figli) ci siamo infatti proposti di indagare soprattutto il numero oscuro delle violenze domestiche e di genere, che alimentano il substrato sociale dei femminicidi. Ci siamo chiesti quante siano le violenze che non emergono, o emergono a tratti per poi essere sommerse nuovamente: se le donne che vengono uccise sono così tante e in numero crescente, quante saranno quelle che vivono la tragedia della loro dignità vilipesa e oltraggiata senza reazione esterna? Quali motivi le inducono a tacere, a non denunciare e, quindi, talvolta a essere poi uccise, dato che gli omicidi si inseriscono solitamente in un trend crescente di violenze e atti persecutori? Quali sono le nuove forme di violenza nemmeno giuridicamente considerate? Quali le conseguenze nei confronti dei figli, cui le vittime fanno spesso riferimento come motivo per non denunciare, tacere, sopportare? Sintesi dei risultati: Non abbiamo la pretesa di dare dati statisticamente rilevanti, ma dati da utilizzare quali spunti di riflessione sul numero oscuro della violenza domestica e di genere, sulla base di alcuni importanti elementi rivelatori della complessità dei meccanismi alla base del fenomeno. Abbiamo quindi indagato su: 
  1. meccanismi di disvelamento e la difficile scelta di agire: è emerso che la violenza domestica e di genere (contro le donne) è un diffuso fenomeno trasversale che riguarda diversi ambienti, ceti, censi; le vittime tendenzialmente non hanno piena consapevolezza del disvalore e hanno ritrosia a raccontarla ancora prima che a denunciarla (in senso tecnico); comunque, anche una volta esternata la propria esperienza, conservano un’indecisione anche nel dispiego della successiva attività di tutela che spesso sfocia in accordi che tali realmente non sono ma mere “rese”, rinunce e non coltivazione delle iniziative eventualmente faticosamente intraprese; 
  2.  violenza economica come forma misconosciuta, ma pervasiva e devastante di violenza; volevamo comprendere se effettivamente tale forma di violenza endofamiliare sussista e come si configuri, se si tratti di una sudditanza inflitta alla donna come modalità di dominio dalla quale non possa poi svincolarsi, come si articoli nella concretezza del rapporto tra partner e cioè di come venga agita/subita e diventi una forma di prigionia dalla quale diviene poi difficilissimo sottrarsi. Abbiamo purtroppo avuto una risposta largamente positiva nell’85% dei casi: la violenza è polimorfe e quella economica tende a limitare la libertà personale con vari modalità comunque tutte tendenti ad impedire di sfuggire alla sudditanza così inflitta dall’autore alla vittima principale ed ai suoi figli. 
  1. violenza assistita e violenza domestica nei confronti di altri conviventi: quali siano i danni dell’assistere alla violenza tra genitori o nei confronti di altri familiari, è cosa oramai ampiamente trattata in letteratura, e vi è consapevolezza della nocività di tali comportamenti sia tra gli autori sia tra le vittime. Le donne in particolare appaiono in larga massima più consapevoli (91%), il che rende però rende ancora più apparentemente incomprensibile la mancata reazione e l’assenza di immediata ricerca di protezione e tutela in nome dell’amore dei figli. 
  2. adeguatezza dei rimedi di giustizia e dei tempi di reattività dell’ordinamento: il nostro ordinamento interno è sostanzialmente ancora inadeguato, sia perché ignora alcune forme di violenza della loro pervasiva nocività (violenza economica, assistita ed altre), sia per l’assenza di strumenti soprattutto di sostegno e di welfare, di cura e riabilitazione degli autori e delle vittime dei reati di violenza, e per i tempi di reazione che sono inadeguati a un’effettiva tutela.

I risultati, sociologicamente e giuridicamente interessanti, fanno comprendere come gli interventi legislativi meramente punitivi siano inadeguati e sia invece necessario un massiccio intervento anche culturale di consapevolizzazione di vittime e maltrattanti, di welfare ai fini di riabilitazione loro e dei familiari (prima di tutto i figli minorenni testimoni di violenza), di sostegno protratto per tempo. E anche di educazione delle nuove generazioni a considerare la violenza non come un male necessario ma come un cancro infestante e metastatizzante da prevenire e curare con la massima determinazione e perseveranza. Un cancro che riguarda non solo quella famiglia, come se ciò già non fosse sufficiente, ma l’intera società che ne rimane contagiata. Si tratta di violazione dei diritti fondamentali e soprattutto di quel diritto alla dignità che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sottolinea come diritto fondamentale e che nella perpetrazione ripetuta e polimorfe di atti persecutori si sgretola progressivamente fino a svanire con danno alla persona, alle sue relazioni e all’intera società.

 
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COMUNICATO