CORTE COSTITUZIONALE: ANCORA UN INTERVENTO DELLA CONSULTA VOLTO AD ELIMINARE PENE STEREOTIPATE. SENTENZA N. 197, 30 OTTOBRE 2023.

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Anche nei processi per omicidio commesso nei confronti di una persona familiare o convivente il giudice deve avere la possibilità di valutare caso per caso se diminuire la pena in presenza della circostanza attenuante della provocazione e delle attenuanti generiche.

Lo ha deciso la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 197 del 30 ottobre 2023, rel. Viganò, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 577, terzo comma, del codice penale, nella parte in cui vieta al giudice di ritenere prevalenti le circostanze attenuanti di cui agli artt. 62, primo comma, numero 2), e 62-bis cod. pen.

Il precetto normativo era stato introdotto dalla legge n. 69 del 2019 (cosiddetto “Codice Rosso”) avente come fine il rafforzamento della «tutela delle vittime di violenza domestica e di genere»; la Consulta ha ritenuto che però che tale precetto violi i principi di parità di trattamento di fronte alla legge, di proporzionalità e individualizzazione della pena sanciti dagli articoli 3 e 27 Cost.. Tale disposizione imponeva infatti al giudice l’applicazione della medesima pena sia ai più efferati casi di omicidio, sia a quelli, invece, caratterizzati da elementi che diminuiscono notevolmente la colpevolezza degli imputati per i quali l’applicazione di una pena così severa, risulterebbe manifestamente sproporzionata.

La Consulta -sottolinea l’Avv. Donatella Nucera, presidente nazionale di Cammino- non si pone in contrasto con la filosofia di sistema del “codice rosso” di intervenire con misure incisive, di natura preventiva e repressiva, contro il drammatico fenomeno della violenza domestica e di genere; ma interviene, come già altre volte, sugli automatismi della pena, che non sono conciliabili con la tutela dei diritti fondamentali dei soggetti coinvolti nel caso concreto.

La risposta sanzionatoria predeterminata può infatti risultare -le fa eco Maria Giovanna Ruo, presidente della Scuola di Alta Formazione Specialistica di CAMMINO (SAFSA-CAMMINO)- una risposta sproporzionata proprio nei confronti della persona vulnerabile, vittima di reiterati comportamenti aggressivi all’interno del proprio contesto familiare, che giunge a compiere alla fine un atto omicida, sospinta dall’esasperazione per una situazione percepita come non più tollerabile.

Necessario quindi per la Consulta ripristinare i poteri discrezionali attribuiti alle Corti d’Assise per evitare che il divieto di prevalenza delle attenuanti operi in casi non coerenti rispetto alla ratio della disposizione stessa. E -sottolineano all’unisono- la Presidente di CAMMINO e la Presidente della sua SAFSA. necessaria un’adeguata preparazione specializzata di tutti gli operatori alla necessaria sensibilità giuridica ai diritti fondamentali dei soggetti vulnerabili.