Filomena Albano (AGIA): “occorre mettere a sistema l’ascolto dei bambini”. Roma, 11 giugno 2020

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A conclusione dei suoi quattro anni all’Autorità Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Filomena Albano traccia un bilancio: «È arrivato il momento di tenere conto di quanto questi ultimi mesi sono costati ai bambini e agli adolescenti in termini di compressione dei diritti. Perché si realizzi una nuova stagione è opportuno partire dal basso e cambiare prospettiva: ascoltare la loro voce, creando strumenti per farlo in maniera istituzionale e sistematica»

2016-2020. Quattro anni che hanno visto una legge importante, quella sui minori stranieri non accompagnati; uno scandalo, Bibbiano, che ha posto sotto attacco un po’ tutto il sistema di protezione dei minori; i trent’anni della Convenzione Onu sui diritti dei bambini e degli adolescenti. E adesso una pandemia, in cui bambini e ragazzi sono stati invisibile… 

Filomena Albano, la seconda Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza del nostro Paese (l’Autorità è stata istituita nel 2011), ha concluso il suo mandato il 28 aprile e tecnicamente è “in prorogatio”, in attesa che i Presidenti del Senato e della Camera individuino il prossimo titolare della Autorità. Ecco un bilancio di questi anni.

Cosa ricordare di questi quattro anni?

Ricorderei innanzitutto gli sguardi, le parole e anche i silenzi dei bambini e dei ragazzi incontrati, soprattutto in alcuni contesti vulnerabili. E il lavoro incessante per definire gradualmente e non senza difficoltà il ruolo dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, un’istituzione giovane nel nostro Paese. Sono stati quattro anni di grande impegno, sia per lo sforzo di monitorare tanti ambiti (famiglia, salute, istruzione, giustizia, inclusione, protezione, promozione dei diritti e altri) sia perché è stato necessario destinare energie a strutturare sempre più l’Autorità che negli ultimi tre anni ha raddoppiato il personale, acquisendolo faticosamente, nel tempo, con comandi, da diverse amministrazioni e investendo sulla sua formazione. Vi è stato un grande sforzo per rendere sempre più visibile l’indipendenza, l’autonomia e la terzietà dell’Autorità e anche l’aver preferito l’utilizzo del termine Autorità a quello di Garante nazionale vuole proprio mettere in evidenza tali caratteristiche, che realizzano il disegno del legislatore italiano e internazionale. Si è lavorato, infatti, anche sul linguaggio, a partire dall’utilizzo dell’espressione “persone di minore età” in luogo di “minori” per sottolineare il concetto che bambini e ragazzi sono titolari di diritti: un lavoro concettuale che ha investito l’organizzazione dell’ufficio e si è riflettuto pure nella strutturazione per aree del sito dell’Autorità.

Fino ad arrivare al Coronavirus…

In questi ultimi mesi, la pandemia che ha travolto la vita di tutti ha segnato in modo particolare le fasce più vulnerabili dei minorenni, ha acuito i processi di impoverimento e fatto emergere le diseguaglianze. L’emergenza sanitaria è però stata anche l’occasione per far comprendere che i bambini non possono essere dimenticati e che l’infanzia e l’adolescenza devono essere poste al centro delle decisioni. Ma in questi quattro anni c’è stato anche molto altro: sono state approvate leggi – come quella sul cyberbullismo e sugli orfani per crimini domestici – che ci hanno impegnato nei relativi pareri e sono stati aperti cantieri di lavoro su diversi temi, dall’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni per i diritti sociali e civili dei minorenni alla tutela contro ogni forma di violenza nei confronti dell’infanzia. Sono poi state formulate numerose raccomandazioni – precedute da studi e approfondimenti che hanno coinvolto esperti di diverse discipline, associazioni e società civile – finalizzate a migliorare il funzionamento di delicati settori. Ricordo, in particolare, le più recenti sulla tutela degli orfani per crimini domestici, fondate sul lavoro di un gruppo di esperti della Consulta delle associazioni e delle organizzazioni, presieduta dall’Autorità garante. Come ricordava, l’arrivo nel 2016 di tanti ragazzi soli da Paesi lontani ha portato il Parlamento ad approvare, nel 2017, la legge 47 sui minori stranieri non accompagnati. Le nuove competenze in tema di tutori volontari hanno condotto all’elaborazione di linee guida per la selezione e formazione di aspiranti tutori, alla diretta realizzazione della formazione dei cittadini in alcune regioni e alla nascita del progetto di monitoraggio e supporto della tutela volontaria. L’Autorità ha inoltre presentato una proposta organica di riforma del sistema della tutela minorile contenente misure per superare le criticità emerse anche da fatti di cronaca che hanno scosso le coscienze. I trent’anni della Convenzione hanno poi rappresentato l’occasione per sottolineare sia i traguardi raggiunti sia l’esigenza di individuare nuovi diritti, a partire dall’ascolto dei bambini e dei ragazzi.

(continua a leggere l’intervista sul sito di VITA.IT ) http://www.vita.it/it/interview/2020/06/11/il-cambio-di-paradigma-mettere-a-sistema-lascolto-dei-bambini/346/